Consumi in riduzione continua da anni, superfici coltivate in contrazione ed impianti sempre più vecchi. Nuovi problemi agronomici, crescenti problemi di conservazione, limitazioni sempre maggiori nell’impiego di agro-farmaci e, soprattutto, una profittabilità del tutto insufficiente, o addirittura negativa, da diversi anni in fila. Insomma, una lista infinita di problemi in continuo aumento e di cui non sembra intravvedersi una realistica soluzione nel breve e nemmeno nel medio termine. Questa per molti è la fotografia della coltivazione del pero in Italia.
E se questa foto rappresentasse in modo univoco la realtà, ciò rappresenterebbe un problema per l’Agricoltura italiana dal momento che in Italia sono coltivati oltre 33.000 ha di pero, ma in particolare per la frutticoltura dell’Emilia-Romagna, visto che oltre 2/3 della superficie nazionale a pero si trovano proprio in questa regione che da sempre, per la specifica vocazionalità del territorio e per il grande “know-how” tecnico che negli anni è stato acquisito lunga tutta la filiera produttiva, è la culla della produzione di pere italiane.
Fortunatamente, quasi sempre se c’è un problema c’è anche una soluzione e quindi, da qualche parte, c’è un’opportunità che aspetta di essere individuata e colta da qualcuno. E la pericoltura italiana di opportunità da cogliere ne ha proprio tante, forse più di qualsiasi altra specie frutticola coltivata in Europa. Perché?
- La pera è un frutto che ha un ruolo importante nell’alimentazione degli italiani in quanto è il 4° frutto più consumato dalle famiglie, con oltre 15 kg/anno per nucleo familiare, con un indice di penetrazione(*) costantemente intorno al 90%; può quindi contare su un elevatissimo numero di consumatori e su un mercato al consumo nazionale con valore superiore a 700 milioni di €/anno;
- L’Italia occupa una posizione di assoluta leadership nella produzione mondiale di pere: con oltre 700.000 t/anno di produzione è il 3° maggior produttore di pere del Mondo (dopo Cina e USA) ed è di gran lunga il Paese maggior produttore di pere nella Ue28 (il Belgio, che è il 2° maggior produttore europeo produce meno della metà delle pere dell’ Italia) e rappresenta circa il 30% della produzione di pere della Comunità (a titolo di paragone l’Italia rappresenta invece solo il 15% della produzione di mele nella stessa area). Sono molto poche le produzioni agricole per le quali il peso dell’Italia è altrettanto elevato nello scenario globale e, perciò, se la produzione nazionale di pere fosse gestita unitariamente potrebbe giocare un ruolo fondamentale a livello europeo e mondiale. L’Italia, inoltre, produce la quasi totalità (>95%) delle pere Abate Fétel del mondo; Abate Fétel è una delle varietà di maggiore pregio; i 2/3 della produzione italiana di pere in generale ed il 90% di quella delle pere Abate Fetel è concentrata in una piccola parte della Pianura Padana, nelle province di Modena, Ferrara, Bologna e Ravenna, quindi in un areale limitato dove è coltivata da poco più di 2.000 frutticoltori.
- Le pere vengono consumate prevalentemente (oltre il 65%) da persone “over 55” e l’incidenza percentuale delle persone che rientrano in questa fascia di età sta aumentando anno dopo anno, come è normale nelle Nazioni a maggiore reddito pro-capite. Ciò implica che sta aumentando il numero potenziale di consumatori di pere. Inoltre, queste destinano alla spesa alimentare una percentuale della spesa mensile superiore a quella media. Questo enorme gruppo di persone, il cui numero è in continuo aumento, è anche particolarmente attento alla propria alimentazione, consuma mediamente più frutta e verdura di qualsiasi altra fascia di consumatori. Ciononostante, questa fascia di consumatori è raramente presa in seria considerazione dalle campagne promo-pubblicitarie effettuate a supporto della vendita di prodotti alimentari. Insomma, si tratta di un grande pubblico, potenzialmente molto interessato all’offerta di pere, con il quale finora nessuno si è mai preoccupato di parlare. Un’altra grande opportunità che aspetta di essere colta!
- Non esiste ad oggi una marca di pere che possa contare su una significativa notorietà spontanea a livello di consumatore e non sono finora stati effettuati consistenti e continui investimenti in comunicazione sui “mass-media” a sostegno del consumo di pere, nonostante, in relazione all’elevatissimo indice di penetrazione sopra citato, la pera sia palesemente un prodotto da “mass-market”, quindi ci siano senz’altro grandi opportunità di promozione dei consumi.
- La pera dispone di un profilo alimentare impeccabile e migliore di quello della maggior parte della frutta invernale (sia dal punto di vista nutrizionale che dal punto di vista fisiologico), ma non molto è stato fatto finora per informare in modo importante e costante le persone che acquistano frutta sulle caratteristiche uniche della pera, consumata sia cruda che cotta.
- Il potenziale gastronomico della pera è immenso, perché di fatto si tratta dell’unico dessert che però è anche un frutto (e che quindi fa bene alla salute invece che nuocervi come fanno molti altri dessert) e si presta ad abbinamenti da vero “gourmand” con i più tipici vini e formaggi italiani. Raramente però si trova un ristorante in Italia ed all’estero che proponga un dessert a base di pera nel proprio menù.
- Finora forse non è stato fatto abbastanza per sviluppare in modo organico e strategico l’export internazionale di pere e la creazione di domanda in Paesi esteri. A riprova di ciò esportiamo solo il 20% delle pere che produciamo (per le mele invece la % di produzione italiana esportata si avvicina a 50) e la pera Abate Fetel, che è una varietà coltivata praticamente solo in Italia e per la quale avremmo quindi l’esclusività mondiale, è consumata oltre che da noi solo in Germania ed in Francia ed in quantità modesta. Lo sviluppo della domanda e delle vendite delle nostre pere nei mercati del mondo rappresenta dunque un’altra grande opportunità.
- La conservazione, selezione e il confezionamento delle pere italiane avviene oggi in centinaia di centri che spesso hanno dimensioni medie e piccole. Una razionalizzazione dell’utilizzo di tali strutture consentirebbe l’incremento del coefficiente di utilizzo degli impianti, al fine di ottimizzare i costi connessi alla gestione del prodotto in magazzino.
Per poter cogliere tutte le grandi e numerose opportunità di cui sopra è però indispensabile realizzare prima un notevolissimo livello di aggregazione della produzione di pere che consenta di rimuovere la concorrenza fratricida tra i produttori e di gestire strategicamente la politica commerciale, la logistica e l’attività di marketing che interessano la nostra produzione di pere. Grazie alla forte concentrazione territoriale della produzione di pere sopra descritta, in teoria potrebbe essere molto facile raggiungere livelli elevatissimi (> 50-60%) di aggregazione. Ciò creerebbe le condizioni per:
- lavorare per razionalizzare la filiera e ridurre lo squilibrio in termini di potere contrattuale tra chi produce e chi acquista pere sui mercati nazionale ed esteri;
- avviare e sostenere economicamente una campagna di comunicazione strutturata – in Italia e in selezionati mercati esteri - a supporto del rilancio dei consumi di pera;
- sviluppare strategicamente l’esportazione e l’apertura di nuovi mercati esteri per le nostre varietà di punta;
- perseguire con successo l’ottimizzazione dei costi di gestione della filiera, grazie alle economie di scala che l’accorpamento dell’offerta consentirebbe di ottenere.
Pertanto il settore nazionale della pera, lungi dall’essere afflitto solo da problemi, dispone invece di un’enorme gamma di poderose opportunità che aspettano di essere colte.
OPERA, nata per provare a cogliere le opportunità
E’ esattamente con questo obiettivo che 18 tra le principali realtà italiane che operano nel settore della pera, il 29 maggio scorso, dopo un intenso periodo investito nell’informare sulle opportunità tanti più produttori di pere possibile e tutte le principali strutture operative del settore, hanno costituito OPERA, la più grande organizzazione di produttori del mondo specializzata esclusivamente sulla gestione della pera “from field to fork”, cioè in ogni ambito della filiera che va dalla produzione agricola alla generazione di domanda a livello di consumatore.
Opera ha come obiettivo prioritario il miglioramento della PLV delle aziende agricole che coltivano il pero, in modo sostenibile nel tempo e coerente con le condizioni che di anno in anno caratterizzeranno il mercato della pera attraverso:
- la concentrazione in un’unica azienda della gestione in magazzino e della commercializzazione di tutta la produzione di pere dei soci , prevista in oltre 200.000 t nel 2015;
- investimenti per il miglioramento delle tecniche di frigo-conservazione del prodotto, al fine di migliorare la “eating experience” di chi acquisterà pere Opera invece che pere qualsiasi;
- l’ulteriore sviluppo dell’esportazione sulla base di una strategia coordinata;
- l ’incessante ricerca dell’ottimizzazione dei costi di gestione attraverso la creazione di tutte le possibili sinergie (es.: eventuali acquisti comuni, possibile incremento del coefficiente di utilizzo degli impianti, ecc.);
- la creazione di valore aggiunto incrementale anche attraverso politiche di marca e progetti specifici (es.: varietà club, co-marketing, ecc.) con possibili ricadute positive sul trend dei consumi.
Opera ha alcuni elementi distintivi rispetto ad altri progetti di aggregazione avviati in precedenza perché è basata su:
- “cross-breeding” (letteralmente: fecondazione incrociata): ciò significa che è aperta a tutte le realtà di qualsiasi tipo che a qualsiasi titolo operano nel settore della pera, nella convinzione che proprio dalla condivisione di idee e competenze di diversa natura possa scaturire il migliore risultato;
- “out-sourcing” (letteralmente: esternalizzazione): si punta a prevenire la generazione di costi aggiuntivi attraverso l’utilizzo delle risorse (umane, strutturali, infrastrutturali, ecc.) che saranno messe a disposizione da chi parteciperà al progetto e che saranno remunerate a costi standard.
Per organizzare Opera già dalla metà di maggio 2015 è al lavoro un “Project Team” formato da 8 “functional champions” (esperti di area funzionale) che sono coadiuvati nei rispettivi team da altre 12 persone – messe a disposizione dai soci di Opera – dotati di comprovata e lunga esperienza operativa nelle singole aree di attività. Il Project Team ha già definito nei dettagli l’attività della nuova azienda nelle aree logistica, vendite, amministrazione e “information technology”. E’ inoltre iniziata l’attività di marketing finalizzata allo sviluppo e lancio del nuovo “brand” entro la fine del 2015 al più tardi.
Le regole principali su cui si fonda Opera possono essere riassunte come segue.:
- disponibilità in esclusiva del 100 % della produzione di pere dei Soci, incluso il prodotto ad uso industriale;
- fatturazione centralizzata al 100%;
- operatività del “sales team” esclusivamente sulla base delle direttive centrali.
Conclusioni
I Soci di Opera sono perfettamente consapevoli che pur avendo fondato la più grande aggregazione esistente nel settore della pera, le dimensioni della loro azienda sono ancora insufficienti per poter incidere sul mercato in modo tale da generare sistematicamente condizioni di sufficiente marginalità per i produttori. Ed è proprio per questo che i Soci di Opera auspicano che il maggior numero possibile di produttori di pere - in Emilia Romagna e in tutta Italia - e tutte le persone e le aziende che sono a qualsiasi titolo coinvolte nella filiera della pera comprendano l’opportunità che Opera rappresenta per loro e che quindi si adoperino al meglio delle loro capacità per far confluire in questa nuova realtà la maggior quantità possibile di pere, a cominciare dalla propria produzione e da quella di tutti gli altri produttori di pere che ciascuno di loro conosce personalmente – per il bene e nell’interesse loro e di tutti.
Se ciò accadrà in tempi brevissimi, la produzione italiana ed emiliano-romagnola di pere, e quindi le aziende di qualsiasi genere coinvolte in questo settore, avranno un’elevatissima probabilità di tornare a crescere e a ricoprire il ruolo che le spetta nello scenario internazionale. E se ciò si verificherà saranno stati gli agricoltori i principali artefici di questo risorgimento, riappropriandosi della facoltà di determinare il loro stesso destino.
Se invece, per pigrizia, per paura o per altri motivi, non sarà compresa l’opportunità rappresentata dall’aggregazione dell’offerta di pere e quindi da Opera, con ogni probabilità la coltivazione del pero si ridurrà rapidamente a livelli insignificanti. E ovviamente anche in tal caso saranno stati agricoltori ed i loro diversi rappresentanti i principali artefici di questa grave perdita.
Forse per i produttori di pere è finalmente venuto il tempo di ricominciare a crescere. Ma solo uniti si potrà prima sperare di farcela e poi forse di farcela davvero!