“Quest’anno la condizione straordinaria è stata la rimozione e sostituzione del 30-40% delle piantine trapiantate; neanche i produttori più anziani ricordano un tale fenomeno”. Sono le parole di Teodoro Talento, tecnico della Coop. Sole, tra le maggiori produttrici di fragole in Campania. “La problematica ha coinvolto le piante di fragola in tutta Europa – aggiunge Talento – e va attribuita ad un problema che si è verificato in vivaio: a causa delle avverse condizioni climatiche che si sono verificate nella scorsa primavera i vivai hanno trapiantato tardi e poi hanno estirpato le piantine ancora troppo giovani e con poche ore di freddo accumulate. Il fenomeno ha interessato diverse varietà; a noi è successo con una cultivar particolare, che stavamo sviluppando per il futuro”.
La varietà più coltivata nell’agro aversano, tra Napoli Nord e Caserta Sud, è la cultivar Melissa, che quest’anno sta esprimendo al meglio le proprie performance. Seguono Sabrina, varietà collaudata, dalle caratteristiche qualitative e sensoriali già note, e altre varietà con incidenza relativa. “Tra le novità – aggiunge il tecnico – si segnala l’incremento delle superfici che si stanno convertendo al biologico. È presente una discreta superficie che, terminata la conversione, sarà coltivata in biologico; per questa è prevista una diversa rotazione colturale, in cui si intersecano sovesci per aumentare la sostanza organica nel terreno e quindi conservarne la fertilità”.
La Coop. Sole fornisce le principali catene di distribuzione italiane; il 30% del prodotto va sul mercato estero, mentre nel Sud Italia le quantità vendute sono modeste. “Il punto di forza – specifica Talento – è la qualità dei nostri prodotti, valorizzata in particolar modo da alcune grandi catene distributive; altre preferiscono risparmiare commercializzando prodotto estero”.
Il 2018 è stato caratterizzato da una gelata di fine febbraio che ha condizionato le performance produttive. “La campagna 2019 è iniziata con un leggero ritardo dovuto alle basse temperature di gennaio; nel mese di febbraio le coltivazioni hanno recuperato. A parte qualche giornata un po’ più calda della media, le condizioni climatiche del mese di marzo non sono state molto favorevoli alla maturazione. Questo rallentamento nelle quantità ha consentito, però, di avere una qualità eccezionale”.
I principali concorrenti campani sul piano nazionale sono i lucani, sul piano europeo gli spagnoli. “I nuovi Paesi che stanno producendo in maniera importante – aggiunge Talento – sono quelli del Nord Africa, dove gli standard di sicurezza alimentare ed eticità del prodotto hanno in molti casi non poche lacune”.
LA TECNICA COLTURALE
La fragola è coltivata in serre fredda con terreno sistemato in prode pacciamate sulle quali trovano spazio file binate, la cui densità d’impianto varia in funzione di tipologia (piante fresche o cime radicate), varietà e relativa vigoria, da un minimo di 55.000 ad un massimo di 70.000 piante/ettaro. “Le tipologie più coltivate oggi” – ci dice Silvio Paraggio, agronomo che opera nella Piana del Sele – “sono piante unifere fresche a radice nuda o cime radicate, con trapianti che vanno da metà settembre a fine ottobre, tali da garantire raccolte dalla prima metà di novembre fino a giugno dell’anno successivo”.
La coltivazione viene pacciamata non solo per motivi fitosanitari, ma anche per ridurre i fenomeni di evaporazione. La corretta gestione, pertanto, deve avvenire con il giusto dimensionamento di manichette sotto la pacciamatura, tali da garantire gli opportuni volumi in funzione della fase fenologica.
“Le serre, inoltre, devono essere provviste di un impianto per irrigazioni sovra-chioma, indispensabili in diversi momenti del ciclo colturale. L’utilizzo di pacciamatura e l’irrigazione a goccia permette la somministrazione di soluzioni nutritive precise durante tutto il ciclo colturale, con pH intorno a 6, e rapporti NH4/N tot (%) e K/(Ca + Mg) variabili in funzione della stagione e della fase fenologica della coltura”. La fragola mal sopporta un’elettroconducibilità della soluzione circolante elevata; valori di 2,0 mS/cm portano a riduzioni di produzione superiori al 30% e di 3,0 mS/cm fenomeni di fitotossicità.
“Nella formulazione delle soluzioni si possono utilizzare concimi semplici idrosolubili, previa analisi delle acque utilizzate, talvolta di pozzo, talvolta superficiali, per operare le opportune correzioni e le corrette formulazioni”.