Complice il maltempo,
quest’estate ci
sarà meno frutta.
Con un probabile aumento
dei prezzi per gli agricoltori
che, tuttavia, continuano a
fare i conti con costi di produzione
nettamente superiori
a quelli di altri paesi. A
cominciare dalla Spagna, dove
ad esempio costa la metà
coltivare un ettaro di susine.
Le ultime indicazioni sulla
prossima campagna estiva,
presentate lunedì a Bologna
in un convegno organizzato
dal Centro servizi ortofrutticoli
(Cso) di Ferrara e
dalla Regione Emilia Romagna,
evidenziano che la crisi
dell’ortofrutta nel nostro paese
– primo produttore europeo
e ai vertici mondiali – si
conferma strutturale. Il presidente
della commissione
Agricoltura del Parlamento
europeo, Paolo De Castro,
ha detto che con la prossima
riforma della Politica agricola
comune il settore non dovrebbe
essere penalizzato da
meccanismi critici e non condivisi
dall’Italia, come quello
del «greening»: «Per le
colture arboree – ha spiegato
– credo che potremo escludere
interventi in tal senso».
Per il resto, per frutta e ortaggi
potrebbero essere reintrodotti
aiuti accoppiati in misura
compresa tra il 12 e il
15%. Mentre «di sicuro – ha
aggiunto De Castro – non
molleremo sul rafforzamento
delle Organizzazioni di
produttori, frenato da alcuni
paesi e gruppi politici europei
».
Il problema maggiore per
il sistema ortofrutticolo nazionale,
però, resta quello
del gap competitivo con gli
altri paesi. I raccolti di pesche
e nettarine, in base alle
stime non definitive illustrate
dal direttore del Cso, Elisa
Macchi, quest’anno diminuiranno
in media del 10%,
dagli 1,62 milioni di tonnellate
del 2012 a 1,46 milioni.
Questo con andamenti anche
molto difformi a livello
territoriale e una leggera previsione
di crescita in Puglia
– unica regione in controtendenza
– con un +1% per le
pesche e +4% per le nettarine.
Tra le produzioni estive,
spicca il crollo stimato delle
albicocche – fra il 30 e il
40% – che dopo una serie di
annate stabili a 350mila tonnellate,
quest’anno in Italia
potrebbero fermarsi a 160mila
tonnellate.
Il nodo del sistema ortofrutticolo
nazionale è comunque
quello della scarsa competitività
delle colture conseguente
agli elevati costi di
produzione. Come ha evidenziato
con un esempio Carlo
Pirazzoli, del Dipartimento
di Scienze agrarie di Bologna,
nel 2012 il costo complessivo
per coltivare un ettaro
di susine in un’azienda
agricola dell’Emilia Romagna
ha superato i 15mila euro;
in Extremadura, tra le
regioni a più forte vocazione
frutticola della Spagna, il costo
massimo è stato calcolato
in 8.353 euro.
L’assessore all’Agricoltura
dell’Emilia Romagna, Tiberio
Rabboni, ricorda che
proprio la concorrenza spagnola,
negli ultimi dieci anni,
è stata all’origine di ripetute
crisi di mercato per la
frutta estiva nazionale. «Ora
– ha assicurato – siamo però
alla soglia di un nuovo profilo
per le nostre produzioni
di qualità e per la nostra
competitività».
PREVISIONI PRODUTTIVE CSO
La frutta in crisi di competitività
Si annuncia l’ennesima stagione difficile per i raccolti pressati da cali produttivi ed esplosione dei costi.