La fragola è un frutto molto apprezzato dai consumatori italiani; lo dimostra il fatto che, nonostante la crisi generale dei consumi ortofrutticoli che il nostro paese sta vivendo già da diversi anni, i volumi acquistati di fragole sono stati sempre in progressiva crescita, tendenza che si è andata a confermare anche nel 2014. Secondo i dati GFK Italia, elaborati dal CSO, il consumo delle famiglie italiane negli ultimi 10 anni ha visto un trend in progressiva crescita da 67.000 t fino a raggiungere, nel 2014, un nuovo livello record con oltre 85.000 t, il 27% in più rispetto al 2005 ed il +4% sull’annata precedente.
Questo positivo andamento si è verificato nonostante un prezzo al dettaglio mediamente superiore a quello di altre specie. Il prezzo medio nell’ultimo triennio si è aggirato attorno a 3,5 euro/kg e appare in leggera flessione.
Le fragole godono sicuramente di un periodo di commercializzazione durante il quale non sono disponibili molti prodotti concorrenti, ma la motivazione più rilevante di questo successo è data dall’innovazione che in questi anni è stata portata avanti. L’introduzione di varietà dal sapore intenso,di consistenza e conservabilità migliorate, sono stati tra i fattori trainanti. Non dimentichiamo, inoltre, l’allargamento del calendario di raccolta che ha reso possibile la disponibilità di prodotto nei banchi di vendita da marzo fino ad agosto inoltrato.
Questa specie è caratterizzata da una certa stagionalità, anche se rispetto al passato il calendario tende ad ampliarsi; i consumi rimangono concentrati nel secondo trimestre dell’anno, da aprile a giugno. Dall'analisi delle recenti annate si evince però una tendenza ad “anticipare” gli acquisti: importanti volumi sono disponibili già in marzo e comunque da giugno in avanti viene acquistato circa il 13-14% del totale annuale.
Nell’ultimo biennio il prezzo medio di acquisto delle fragole ha evidenziato un andamento piuttosto simile: prezzi elevati ad inizio anno che si vanno abbassando fino a raggiungere il minimo a maggio, quando scendono mediamente a 3 €/kg. Il prezzo tende via via a risalire nei mesi successivi. Nel corso del 2014 il prezzo medio nel periodo aprile-giugno è stato di 3,25€/kg, il valore più basso mai registrato nell’ultimo decennio (il 3,6% in meno rispetto a quello medio dello stesso periodo del 2013).
Analogamente a tutto il comparto ortofrutticolo, anche per le fragole la quota di mercato al dettaglio della GD ha superato da diversi anni quella dei canali tradizionali e, nel corso del 2014, il 61% dei quantitativi di fragole consumati dalle famiglie italiane è stato acquistato in supermercati, ipermercati, “superette” o “discount”. L’incremento è dettato in primis dai supermercati, saliti al 40% dei volumi con quasi 34 mila t, mentre i discount sono saliti al 10% con circa 8 mila t; in ripresa le piccole superfici, al 5% con 4 mila t. In contrazione gli ipermercati che scendono al 14% dei volumi con poco meno di 12 mila t. La crescita dei discount è importante anche per questo prodotto, legata sicuramente alla situazione economica del Paese.
Nel 2014 la forbice di prezzo tra i diversi canali commerciali si è andata restringendo a 53 centesimi, contro gli 86 cent/kg del 2013. Il discount per il secondo anno consecutivo si afferma come canale commerciale più conveniente per l’acquisto delle fragole (mediamente a 3,10 €/kg).
Da sottolineare la crescita nel 2014 del dettaglio specializzato, alla ricerca della migliore qualità.
La penetrazione del prodotto (percentuale di famiglie italiane che ha acquistato fragole almeno una volta nel corso dell’anno) ha subito recentemente modificazioni importanti; nell’ultimo quinquennio tale quota è scesa in modo evidente dall’80 al 75% (valore comunque elevato per un prodotto stagionale), ma fortunatamente è aumentato il volume medio di acquisto per famiglia (4,68 kg nel 2014); ciò comporta una spesa media annua per famiglia acquirente abbastanza stabile negli anni recenti (attorno ai 15€).
Gli scambi commerciali
Il commercio delle fragole italiane rimane concentrato sul mercato interno e anche recentemente sono confermate le tendenze in atto negli ultimi anni. Dall'analisi dei dati Istat si evince un trend in progressiva riduzione delle esportazioni, a cui si contrappone un espansione delle importazioni. Esportavamo infatti annualmente in media circa 17-18.000 t di fragole alcuni anni fa, ma nel 2014 i volumi hanno mostrato l'ennesima contrazione, superando di poco le 15.000 t (-9% rispetto al 2013). Al contrario, lo scorso anno le fragole in entrata nel nostro Paese hanno sfiorato le 44.000 t complessive (+19% sul 2013), raggiungendo i volumi più elevati degli ultimi 5-6 anni.
Le esportazioni continuano ad essere dirette per l’85% verso i vicini Paesi dell’Ue vista anche la forte deperibilità del prodotto. La Germania rimane il nostro principale sbocco di mercato, ma nel 2014 abbiamo inviato il 37% del totale quando solo pochi anni fa questa destinazione assorbiva punte anche del 50%. Ciò è una diretta conseguenza anche del rafforzamento della coltivazione in Germania che nello scorso anno ha coinvolto circa 15.350 ettari, per una produzione di poco inferiore alle 168.000 t, in impianti che presentano un calendario di maturazione molto simile a quello delle nostre aree del Nord Italia, ossia quelle maggiormente orientate all’export.
Le importazioni tedesche nel 2014 hanno segnato un calo del 9% rispetto al 2013, fermandosi a circa 103.000 t complessive. A fronte di questa riduzione delle importazioni tedesche si rafforza su questo mercato la presenza della Spagna, con quote passate dal 70% di qualche anno fa al 77% del 2014, mentre il prodotto italiano passa dal 7-8 al 5% del totale nel medesimo periodo di tempo.
Dopo la Germania, tra i principali Paesi di destinazione delle fragole italiane seguono in ordine di importanza Austria (al 22%, con andamento stabile), Slovenia (posizionata sul 6%), mentre Regno Unito e Danimarca rappresentano circa il 3% ciascuna. Tra le destinazioni extra-Ue28 rimane importante la Svizzera che nel 2014 ha assorbito una quota attorno al 15% del totale delle fragole italiane esportate, quantitativo in lieve calo rispetto agli anni precedenti.
Il calendario delle esportazioni di fragole risulta concentrato nei mesi di aprile e maggio; infatti, l’80% delle esportazioni avviene storicamente durante questo periodo. Nel 2014 sono state le esportazioni di maggio a diminuire, scendendo al 37% del totale contro il 54% della campagna precedente, mentre in aprile si è passati dal 25% delle quote 2013 al 38%, andamento determinato soprattutto da un anticipo produttivo.
I principali fornitori esteri del mercato italiano sono i Paesi facenti parte dell’Ue28. La Spagna, in particolare, continua ad espandere la propria leadership: nel 2014, con oltre 34.000 t, ha raggiunto il 78% del totale, la quota più elevata dal 2009 ad oggi. Segue a distanza la Francia (ma si tratta spesso di prodotto proveniente dalla Spagna e riesportato) al 10% del totale, ma in calo, ed ancora più distanziate Germania (stabile al 5%) e Grecia (in lieve calo al 3%). In generale, l'export di fragole da parte della Spagna evidenzia recentemente una notevole espansione: secondo i dati Eurostat le movimentazioni spagnole destinate ai Paesi esteri sono passate da circa 230.000 t del biennio 2010-11 ad oltre 300.000 nel 2013, per poi scendere lievemente nel 2014 a quota 294.000 t, volume comunque considerevole. Il Paese è caratterizzato da una forte propensione esportativa che canalizza verso l'esterno quasi la totalità delle fragole prodotte.
Durante il 2014 ben l'82% delle importazioni si è concentrato nel trimestre marzo-maggio, con un forte incremento delle movimentazioni in entrata nel mese di aprile. Più limitati i volumi a febbraio e giugno. Sul mercato nazionale è dunque presente prodotto di origine straniera, principalmente spagnolo, con maggiore consistenza in aprile nonostante la presenza dei raccolti nazionali.
Andamento produttivo: le superfici in Italia
Sulla base dei risultati dell’indagine condotta dal CSO sugli investimenti in coltura specializzata a fragola, nel 2015 appare un lieve calo della coltivazione che, con circa 3.570 ettari, ha segnato un -4% rispetto all’anno precedente, tornando su valori simili al 2011. La contrazione ha riguardato in maniera quasi generalizzata i bacini produttivi più importanti, con poche eccezioni. La coltivazione viene effettuata per oltre l’80% in coltura protetta, a riprova di una diffusa specializzazione.
La fragolicoltura è concentrata soprattutto in alcune regioni del Sud: Campania, Basilicata, Sicilia e Calabria insieme superano il 55% del totale investito a livello nazionale, ma scendono tutte ad eccezione della Basilicata rispetto al 2014. Al Nord, il Veneto si conferma la regione più rappresentativa per questa parte del Paese, ma l'andamento delle superfici mostra una contrazione rispetto alla precedente annata; scendono anche le altre regioni con la sola eccezione del Piemonte che appare in controtendenza.
La stagione 2015
Nelle regioni del Sud Italia la raccolta 2015 è iniziata attorno alla metà di gennaio in coltura protetta, più precocemente rispetto al 2014. Durante la fase iniziale, anche a causa delle mutevoli condizioni climatiche, si sono registrati progressioni molto lente nei volumi settimanali in raccolta; parallelamente si è mantenuto buono il fattore qualitativo. Sia in Basilicata che nelle province campane i volumi hanno registrato un aumento solo a partire da fine marzo, ma senza esplodere in termini di quantità nemmeno nei primi giorni di aprile.
Nel Nord del Paese le coltivazioni emiliano-romagnole in pieno campo sono in netto ritardo e si prevede una campagna di raccolta tardiva con inizio dopo il 20 aprile; inizialmente sono stati disponibili quantitativi limitati provenienti dalle aziende che dispongono di tunnel forzato. In Veneto, comprensorio importante per la fragolicoltura italiana, i primi stacchi sono iniziati a fine aprile, ma sono andati via via incrementando a partire dalla settimana 17. In questa area la raccolta è partita con tempistiche in linea con un’annata “normale”.
La raccolta in Spagna (Huelva) è iniziata attorno al 20 gennaio e anche in questo caso ha visto produzioni tutto sommato limitate fino alla seconda decade di marzo quando si è assisto ad un buon aumento. Ad inizio aprile i quantitativi in raccolta sono divenuti elevati, pur rimanendo a disposizione ancora oltre la metà del prodotto disponibile. Il picco produttivo si è osservato a metà aprile, con prezzi in rapida discesa e tanto prodotto avviato all'industria.
A fronte di una situazione produttiva buona sul piano qualitativo per la produzione italiana, la situazione commerciale ha evidenziato prezzi interessanti fino a metà marzo quando si è registrato una calo dei prezzi dovuto alla crescente disponibilità d’offerta; in seguito le tendenze sono apparse verso il ribasso, anche se al momento di scrivere la presente nota (fine aprile) venivano ipotizzati alcuni momenti di ripresa, pur in un contesto economico non particolarmente brillante per l’intera ortofrutticoltura.