Susino, aumentano le superfici dimenticate le varietà europee

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Le varietà con epidermide di colore rosso sono molto apprezzate dai consumatori.
Preoccupazioni dopo l’andamento climatico primaverile

Il discreto andamento dei prezzi degli ultimi due anni e la crisi che da diverso tempo attanaglia il pesco hanno spinto diversi frutticoltori campani a investire sul susino e, in particolare, sulle varietà cino–giapponesi a polpa rossa, di ottimo sapore e molto gradite dai consumatori. “La coltivazione di susino”, riferisce Enrico D’Aniello – presidente della Coop. Ortofrutticola Lanzi, i cui soci coltivano circa 80 ettari di susino, per una produzione di 20-25.000 quintali/anno – “si sta diffondendo anche in aree regionali tradizionalmente non vocate alla specie, con preferenza per alcune varietà precoci e per la cultivar a media maturazione Fortune. Quest’anno si stima un incremento delle superfici coltivate del 15-20%”.
I frutticoltori puntano molto sulle varietà cino–giapponesi, mentre si riducono sempre più quelle europee. “Anche nelle zone a Nord della provincia casertana, tradizionalmente vocate per le susine europee si sta preferendo impiantare susine cino–giapponesi. Il motivo principale è che il susino europeo presenta una bassa carica di gemme a fiore con una conseguente entrata in produzione piuttosto lenta e i frutti sono destinati soprattutto alla trasformazione industriale per marmellate o essiccazione, con una redditività più bassa”.
Il susino presenta diversi vantaggi rispetto al pesco: con produzioni mediamente più elevate del pesco, richiede un minor impegno di manodopera nella raccolta poiché si effettuano meno “stacchi” rispetto al pesco. Altro vantaggio è rappresentato dal minor numero di trattamenti fitosanitari. Infine, le quotazioni sono mediamente migliori del pesco e i consumatori apprezzano questo frutto.
Per quanto riguarda i sistemi di impianto, quelli classica a “vaso” restano ancora i più gettonati; meno diffusa la “spalliera” e il sistema a “Y”. “Per quanto riguarda i portinnesti”, ci dice D’Aniello, “una novità è rappresentata da Mirared, ancora in prova su piccole superfici. I primi risultati sembrano confortanti perché non sono comparsi fenomeni di disaffinità con alcuna varietà; restano da verificare i risultati sulla fruttificazione. Mirared è più vigoroso del Rootpack R che viene utilizzato nei terreni “stanchi” più soggetti ad attacchi di Armillaria mellea, anche se a tutt’ oggi, sembra che anche Mirared sia altrettanto tollerante al patogeno. Il portinnesto più diffuso resta, comunque, il Mirabolano C29, di buona vigoria e ottime prestazioni”.
La concorrenza interna sulle produzioni precoci è quella pugliese, mentre per l’estero la Spagna resta l’avversario più temuto. “Circa il 30% della produzione delle susine”, afferma Antonio De Luca dell’Unità di frutticoltura del Crea di Caserta, “viene esportato verso Paesi come Regno Unito, Germania, Olanda, Belgio, Francia e Svizzera e, di recente, anche il mercato cinese sembra esserri interessato alle nostre produzioni. Il 60% viene consumato allo stato fresco internamente, mentre il 10% viene utilizzato dall’industria di trasformazione”.

Susino, aumentano le superfici dimenticate le varietà europee - Ultima modifica: 2018-04-27T11:44:16+02:00 da Lucia Berti

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