Il 5 maggio si è conclusa la 40a edizione di Macfrut, la più importante fiera Italiana del settore ortofrutticolo. La Soi è da sempre attenta all’innovazione in questo settore e ha patrocinato diverse attività come, ad esempio, il Salone Internazionale del Vivaismo e dell’Innovazione Varietale organizzato da Stefano Lugli.
Scarica e leggi l'Inserto Vivaismo e innovazione varietale di Frutticoltura n.4/2023
Diversi approcci al breeding
Durante questo interessante e partecipato evento, si è parlato del panorama vegetale e dell’innovazione varietale in actinidia, uva da tavola, melo, ciliegio e fragola. Molti sono stati gli interventi sia di ambito accademico, sia nell'ambito del vivaismo privato. Come spiegato da Carlo Fideghelli, per comprendere a pieno le strategie di miglioramento genetico è necessario prendere in considerazione il diverso approccio che il mondo produttivo ha rispetto al breeding portato avanti dagli enti pubblici come il Crea e le Università. Infatti, i primi hanno l'obiettivo di ottenere il più rapidamente possibile cv da commercializzare, mentre, i secondi hanno spesso obiettivi di più lunga durata come l'ibridazione interspecifica e studi di genetica.
Esigenza di nuovi portinnesti per l'actinidia
Per quel che riguarda l’actinidia, numerosi gruppi, si stanno affacciando sul panorama produttivo sfidando le due aziende leader in Italia, Zespri e Jingold. Lo sviluppo di varietà a polpa gialla o rossa, rimane ancora un obiettivo prioritario. Tra questi ricordiamo lo sviluppo di cultivar con una maggiore resistenza alla Psa, minor fabbisogno in freddo, minore necessità di diradamento. È poi emersa l’esigenza di sviluppare di nuovi portainnesti, in grado di migliorare le performances produttive della pianta, ridurre il fabbisogno idrico e, soprattutto prevenire il problema della moria. Infine, grande attenzione sta ricevendo la selezione di nuovi maschi con migliori caratteristiche fiorale e maggior sincronia con le varietà femminili per i quali sono sviluppati.
Le ciliegie non sempre soddisfano il mercato
Per quel che riguarda il ciliegio, come spiegato da Stefano Lugli, grazie all'attività di oltre 50 programmi di miglioramento genetico condotti a livello internazionale, l'innovazione varietale risulta florida con, in media, circa dieci nuove cultivar prodotte ogni anno. Ciò nonostante, queste nuove cultivar non sempre rispondono alle esigenze del mercato. Ad esempio, l'ottenimento di varietà resistenti a patogeni (batteriosi e moniliosi) e tolleranti alle avversità abiotiche (cracking) rimane ancora problematico. Alcuni progetti, come ad esempio, quello tedesco del Jki, puntano all'ibridazione intraspecifica per ottenere genotipi resistenti. Altri, più recenti, come il programma cileno del Ucc, utilizzano la tecnologia Mas per migliorare l'efficienza del processo di selezione. Molte attività, di breeding sono indirizzate all'alta qualità nel tentativo, in alcuni casi raggiunto, di ottenere linee varietali in grado di coprire l'intero calendario di produzione (es. serie Sweet di Unibo) o di estendere l'offerta varietale nel periodo precoce (es. serie Meda di Ivu) o in quello tardivo (es. serie Final di Cerasina).
Sempre per quel che riguarda il ciliegio, Fideghelli ha sottolineato come sia estremamente difficile ampliare il calendario di maturazione rispetto alle varietà storiche storiche come la precoce Burlat e la tardiva Regina. Ha anche evidenziato come nessun programma abbia come obiettivo la costituzione di cultivar da raccogliere meccanicamente senza peduncolo che consentirebbero un importante riduzione dei costi di produzione e di vendita dei frutti. Fideghelli ha concluso spiegando come, tra le attività presentate, il programma più strutturato e più importante sia stato quello dell'Università di Bologna il cui merito va al suo ideatore Silviero Sansavini e al breeder Stefano Lugli.
Il punto sulle tecnologie di evoluzione assistita
Riccardo Velasco, direttore del Crea di viticoltura ed enologia, ha fatto il punto sulle nuove tecnologie di breeding classificate come strategie di evoluzione assistita. Queste tecniche all’avanguardia, come ad esempio il Crispr-Cas, consentono di introdurre in maniera molto specifica singole caratteristiche utili (come ad esempio, l’ermafroditismo nel kiwi, o la partenocarpia in vite) direttamente nelle varietà commerciali più interessanti. Questo approccio apre nuove frontiere per lo sviluppo di materiale vegetale maggiormente adatto alle sfide del mercato e in grado, al contempo, di resistere alle sempre più importanti emergenze climatiche e fitosanitarie. Come spiegato da Velasco, con questo approccio le nuove cultivar non sono considerabili come Ogm e, proprio per questo, c’è un forte interesse nel creare una normativa comunitaria che consenta l’utilizzo di questo materiale vegetale
Innovazione tecnologica per risparmiare risorse
Le diverse iniziative portate avanti da membri della Soi e dai Gruppi di Lavoro hanno riguardato tutti i settori chiave per lo sviluppo del comportato frutticolo, comparto sempre più strategico per il nostro paese. Così al Macfrut si è parlato delle sfide imposte dai cambiamenti climatici, delle strategie per aumentare la sostenibilità, della riduzione dei pesticidi grazie alla diffusione di cultivar resistenti, biostimolanti e nuovi metodi di coltivazione sotto teli o reti e dell’agricoltura di precisione.
Su quest’ultima tematica, spiega Luca Corelli Grappadelli, l’Italia si è impegnata, grazie ai fondi del progetto Pnrr Agritech, a trovare soluzioni tecnologiche che consentano di aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse e, nel contempo, di preservare risorse preziose e vulnerabili con il suolo e l’acqua. Durante il workshop "Progetti strategici e Pnrr in ambito agroalimentare” organizzato dal Ciri Agroalimentare dell’Università di Bologna, Corelli, coordinatore nazionale dello Spoke 3 di Agritech, ha spiegato come, un aspetto cruciale del progetto, sia la creazione di siti dimostrativi per la messa a punto e la diffusione delle tecnologie e soluzioni (incluse quelle definite "nature based") messe a punto. Questo obiettivo è raggiungibile solo grazie alla cooperazione tra enti di ricerca e partner privati, come, ad esempio, Irritec spa, che da anni si occupa delle strategie di ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche.
Contributo realizzato a cura della della sezione Frutticoltura della Soi