Il 2023 verrà ricordato come l’ennesimo anno di difficoltà per la pericoltura emiliano-romagnola, che rappresenta il principale bacino produttivo nazionale.
A dire il vero, dal 2018 su questa specie pare essersi riversata la “tempesta perfetta”, un susseguirsi di annate in cui la cimice asiatica prima, la maculatura a seguire, per poi procedere con svariati fenomeni di gelate primaverili, senza scordarsi delle innumerevoli grandinate sparse sul territorio hanno messo in ginocchio moltissime aziende.
Il cambiamento climatico ha sicuramente inciso, anche grazie al decorso pluviometrico e l’innalzamento delle temperature medie, a mettere in crisi un sistema frutticolo in gran parte basato su impianti ad alta o altissima densità, con l’utilizzo di portinnesti poco vigorosi ed espansi (cotogni), che sono risultati poco resilienti rispetto a tutti i fattori negativi contro i quali si sono venuti a trovare.
A questo si aggiunga la minor disponibilità di mezzi tecnici, soprattutto in relazione alla difesa fitosanitaria, che se da un lato intercetta i desiderata di una produzione sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale e di salubrità, dall’altro sta mettendo in crisi un settore che è comunque imprenditoriale e deve generare reddito per sostenersi.
L'editoriale della rivista di Frutticoltura n. 7/2023
Il rischio è di perdere valore in tutta la filiera che non è data solo dagli imprenditori agricoli, ma anche da tutte le strutture e le maestranze che attorno ad esso gravitano, a partire dagli stabilimenti di lavorazione, per passare ai trasporti e alla commercializzazione.
Al ritmo di 2mila ettari di abbattimenti annuali, con conseguente perdita di polmone verde stimabile in 2-3 milioni di alberi annualmente, si rischia di far crollare un sistema al quale, poi, anche le altre specie frutticole potrebbero agganciarsi, con perdite elevate anche in valori rispetto al Pil regionale e non solo.
Per il consumatore, poi, la mancanza di pere italiane prefigura una presenza sui nostri mercati di prodotto estero, sicuramente affidabile dal punto di vista estetico e qualitativo, ma sul quale il sottoscritto non è in grado di esprimersi rispetto ai livelli di garanzia per quanto riguarda i residui di prodotti fitosanitari e la gestione colturale nel suo insieme.
Perdere imprenditori agricoli, significa anche perdere custodi del territorio e i cambiamenti climatici sotto gli occhi di tutti, alluvione in primis, dovrebbero farci tenere alta l’attenzione sul settore anche per queste ragioni. Ci stiamo avvicinando alla fine di un settore senza muovere un dito?
La risposta per quanto mi riguarda è no, nonostante l’alto livello di delusione che registro quotidianamente. Abbiamo pochissimo tempo, ma lavorando tutti con un obiettivo comune ce la si può fare.
Da sempre ritengo che le crisi nascondano grandi opportunità. Da novembre 2021 si è costituita UnaPera, un consorzio, riconosciuto come Aop, che raggruppa tutte le strutture emiliano-romagnole più importanti che operano nel settore frutticolo, del pero in particolare. L’obiettivo è rilanciare la produzione, con particolare riguardo al marchio Igp, partendo dalla parte di campo per arrivare alla commercializzazione.
Il programma di ricerca e sviluppo che stiamo portando avanti riguarda attività che vanno dalla gestione di campo fino al post-raccolta. Dopo un primo anno di attività focalizzate sulla difesa e la gestione della raccolta, nel 2023 si è portato a compimento un progetto globale che traguarderà nel medio periodo (2027-28), in cui si sono presi in considerazione tanti aspetti:
- miglioramento varietale;
- difesa fitosanitaria;
- gestione colturale;
- impiantistica;
- post raccolta.
Le attività vengono svolte da UnaPera in collaborazione con diversi centri di ricerca regionali ed esteri. Si sono ampliate le collaborazioni con le Università di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio-Emilia.
L’obiettivo è ampliare e condividere le conoscenze, per individuare nuovi modelli impiantistici e colturali del pero che possano dare reddito ai frutticoltori, in linea con una gestione ecosostenibile come richiesto in ambito europeo (e non solo) e dal consumatore.