Arachide: la Vicenzo Caputo capofila di un progetto al Sud

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Creare una filiera dell’arachide in Sud Italia, con aree di produzione dislocate tra Campania e Sicilia e con le fasi di lavorazione e commercializzazione gestite dalla Vincenzo Caputo spa. Le opportunità della reintroduzione della coltivazione in Italia

Creare una filiera dell’ arachide in sud Italia, con aree di produzione dislocate in particolare tra Campania e Sicilia e con le fasi di lavorazione e commercializzazione gestite dalla Vincenzo Caputo spa. Questo, in estrema sintesi, è il progetto che è stato presentato a Macfrut 2024, con gli interventi di Massimo Mirabella, direttore del mensile Agrisicilia (house organ del Centro Isvam - associazione per I'innovazione e lo sviluppo dell'agricoltura mediterranea sostenibile), Gianluca Caruso docente dell’Università di Napoli Federico II – Portici e Margaret Cocumato, responsabile qualità della Vincenzo Caputo srl.

I vantaggi di riprendere la coltivazione dell'arachide

Nello specifico, in fiera è stato illustrato il progetto “Arcamp” (arachidi al sole della Campania), avviato nel maggio 2020 con l’obiettivo di immettere sul mercato arachidi 100% italiane.

«La Vincenzo Caputo srl – ha spiegato tra l’altro Cocumato – ha ritenuto di investire in questa iniziativa perché crede che un prodotto come le arachidi si presti per il recupero dell’agrifood interamente italiano, che negli ultimi anni sta avendo notevoli crescite di mercato. Ulteriore punto di forza del progetto è la possibilità di contrastare la problematica legata alle aflatossine, in quanto non solo sarà possibile evitare che le piante subiscano stress durante la fase di coltivazione, ma anche abbattere i tempi di stoccaggio.

Nel corso del 2021 – ha proseguito Cocumato – il progetto si è esteso anche alla Sicilia, con il supporto del centro studi Isvam e tramite un’operazione di divulgazione promossa da AgriSicilia.

Dai risultati ottenuti si evince che la reintroduzione della coltivazione delle arachidi in Italia (coltura abbandonata negli Anni Sessanta del secolo scorso per mancanza di adeguata meccanizzazione, ndr) è un progetto realistico che offre prospettive molto interessanti, non solo relative alle caratteristiche intrinseche della materia prima, il cui consumo è notevolmente aumentato negli ultimi anni, ma anche per la possibilità di recupero del sottoprodotto, ovvero i baccelli, da cui si ottengono estratti ricchi di antiossidanti».

Da parte sua, la Caputo si è già dotata di tutti gli strumenti per potere offrire, ai produttori aderenti e a coloro che vorranno aderire, una filiera 100% italiana dell’arachide, con un impianto di torrefazione, uno di sgusciatura e pelatura, uno di tostatura, uno di frittura e diverse linee di confezionamento.

Nel suo intervento, Gianluca Caruso ha evidenziato che l’arachide, a livello mondiale, è la terza coltura in ordine di importanza per la produzione di semi oleosi, dopo la soia e il cotone. Tra il 1970 e il 2010 i quantitativi sono raddoppiati a livello globale, mentre nell’ultima decade sono aumentati di un ulteriore 20%, per attestarsi attualmente sui 50 milioni di tonnellate.

Tra i plus che si possono avanzare per una reintroduzione della produzione dell’arachide nel sud Italia ci sono, oltre al clima (la pianta offre le migliori performance nelle zone calde), la possibilità di gestire questa coltura negli areali interni a bassa redditività (generalmente destinati ai cereali), il basso impatto ambientale, la meccanizzazione di tutte le fasi di produzione.

 

Arachide: la Vicenzo Caputo capofila di un progetto al Sud - Ultima modifica: 2024-05-20T11:41:03+02:00 da Sara Vitali

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