Nell’attuale panorama fitosanitario, in cui cimice asiatica e Xylella la fanno da padrone, non ci si deve dimenticare di altre avversità note da tempo ma non per questo meno problematiche. È questo il caso della carpocapsa (Cydia pomonella), il principale insetto carpofago delle pomacee, che in annate favorevoli e in assenza di trattamenti può provocare perdite produttive anche del 100%.
Tre generazioni all’anno di Cydia pomonella
Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre generazioni all’anno (2 nelle aree settentrionali). Lo stadio dannoso dell’insetto è la larva, questa entra nei frutti di melo e pero attraverso un qualsiasi punto dell’epicarpo e in corrispondenza di questi punti si forma un piccolo grumo di rosura.
Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per nutrirsi dei semi, sui frutti maturi invece entra direttamente nella polpa.
Le strategie di difesa chimica e biologica
Il monitoraggio dell’insetto e gli interventi di difesa vengono sempre realizzati in tutte le aree di coltivazione delle pomacee in quanto la carpocapsa risulta dannosa già a bassi livelli di presenza.
Per la gestione degli interventi assume una importanza fondamentale il controllo della prima generazione (tra marzo e aprile): la soglia economica di intervento corrisponde a 2 catture per trappola in una o due settimane, oppure alla presenza dell’1% di fori iniziali di penetrazione verificata su almeno 100 frutti a ettaro. Superata la soglia è possibile intervenire con un prodotto ad azione ovicida o ovo-larvicida.
Il secondo volo, invece, avviene indicativamente a partire dalla fine di giugno e si sovrappone alla presenza di altri fitofagi per cui si deve adottare una strategia efficace su tutti gli insetti presenti in campo.
Gestendo bene la difesa, i danni da carpocapsa sono generalmente assenti o molto limitati, ma attualmente il numero di interventi richiesti è elevato.
Per questa ragione è più che mai fondamentale la complementarietà tra i sistemi di lotta a basso impatto ambientale/biologica (confusione sessuale, virus della granulosi-CpGV, nematodi entomopatogeni delle specie Steinernema feltiae e S. carpocapsae, reti anti-insetto ecc.) e le pratiche di difesa chimica tradizionale.
Una nuova formulazione di acetamiprid
Una possibile arma da sfruttare nella difesa delle pomacee dalla carpocapsa è Kestrel®, l’innovativa formulazione di acetamiprid pensata da Nufarm, una società australiana con sede a Bologna impegnata da anni nella commercializzazione di prodotti per la protezione delle colture.
Kestrel®, insetticida sistemico a base di acetamiprid a elevata concentrazione (200 g/l) e in formulazione concentrato solubile (SL), è autorizzato su importanti fitofagi delle colture frutticole e orticole.
L’acetamiprid è una molecola con ridotta tossicità nei confronti dei pronubi, è prevista in numerosi disciplinari di produzione integrata e si caratterizza per un ampio spettro d’azione: lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.
Il differente sito d’azione di Kestrel®, rispetto alle molecole presenti nei disciplinari per la lotta contro i lepidotteri carpofagi dei fruttiferi, lo rende una nuova opzione per l’impiego contro specifiche generazioni degli stessi (per esempio la seconda o la terza), concorrendo a ridurre il rischio di sviluppo di resistenze verso altre molecole.
Grazie all’innovativa formulazione, la sistemia e l’azione translaminare sono ottimizzate.
A differenza di altri prodotti specifici, l’ampio spettro d’azione di Kestrel lo rende efficace non solo nel contenimento su pomacee di Cydia pomonella ma anche di microlepidotteri tentredini e afidi. Inoltre, rappresenta una valida alternativa per gli interventi contro Cydia molesta, Anarsia lineatella, Cydia funebrana su drupacee (va sottolineato in questo caso l’intervallo di carenza ridottissimo) e Lobesia botrana (2° e 3° generazione) su vite.
Il 2018 ha rappresentato per Kestrel il primo anno di utilizzo in campo, un passo molto importante che non ha deluso le aspettative degli agricoltori, che ne hanno apprezzato sia il livello di efficacia sia l’ampio spettro. Tuttavia sono previsti ulteriori sviluppi nell’impiego del prodotto su nuove colture e fitofagi, che andranno testati durante il 2019.
I risultati delle prove dell'impiego di Kestrel su melo e pero
I risultati delle prove condotte su melo evidenziano che l'impiego di Kestrel sia sulla prima (interventi A e B) che sulla seconda generazione (interventi C e D) ha avuto un effetto paragonabile a quello di Chlorantraniliprole ed Emamectina, permettendo un contenimento dell'infestazione tra l'80% e il 90%