Non c’è più l’obbligo, ma resta la convenienza nonostante il maggiore costo. Ecco perchè

SEMINE. Grano Duro certificato. E sai cosa semini

Con le prossime semine autunnali, l’agricoltore non ha più alcun obbligo di utilizzo della semente certificata di grano duro per accedere ai pagamenti comunitari. Lo ha sancito il Decreto ministeriale 25 febbraio 2010 che ha modificato la misura dell’avvicendamento dell’Art. 68.

Con le prossime semine autunnali, l’agricoltore non ha più alcun obbligo di utilizzo della semente certificata di grano duro per accedere ai pagamenti comunitari.

Lo ha sancito il Decreto ministeriale 25 febbraio 2010 che ha modificato la misura dell’avvicendamento dell’Art. 68: l’agricoltore può percepire il pagamento dell’Art. 68 senza dover dimostrare l’acquisto di sementi certificate. Scompare così una politica di incentivi alla qualità del grano duro introdotta da ben 20 anni.

SCELTE DEGLI AGRICOLTORI
Negli anni passati la totalità dei produttori di grano duro ha utilizzato le sementi certificate perchè l’incentivo contribuiva alla convenienza della scelta.

Dalle prossime semine autunnali l’agricoltore, sulla scorta delle nuove normative Pac, potrebbe anche valutare l’ipotesi di utilizzare come seme la granella aziendale per ragioni di eventuale convenienza economica. Ma la scelta va ponderata opportunamente. Infatti, a fronte del maggiore costo, l’utilizzo di sementi certificate presenta molteplici vantaggi di carattere agronomico ed economico.

Non a caso, gli agricoltori del Nord - ove l’incentivo è cessato nella campagna 2008/2009 - hanno continuato a utilizzare semi certificati.

L’eventuale utilizzo di semente aziendale dev’essere comunque affidato a un’attenta analisi dei costi e dei benefici.

IL COSTO DEL CERTIFICATO
La valutazione tecnico-economica deve necessariamente partire dal costo di acquisto della semente certificata. Al momento non è ancora noto, in quanto la maggior parte delle imprese sementiere non è ancora uscita con i prezzi della semente certificata. Il mercato delle sementi certificate di grano duro è attualmente fermo, anche perché gli agricoltori tendono ad effettuare gli acquisti pochi giorni prima della semina (da ottobre a novembre e oltre).

Per le prossime semine, comunque, i prezzi della semente certificata di grano duro dovrebbero leggermente diminuire rispetto allo scorso anno, per effetto di due fenomeni:
- il minore prezzo di mercato del grano duro: la media del prezzo “luglio-settembre 2009” è stata di 215 €/t, mentre la media del prezzo “luglio-settembre 2010” è di 195 €/t;
- la minore domanda per la mancanza dell’incentivo Pac.

Il costo di acquisto all’agricoltore, per le prossime semine, dovrebbe aggirarsi tra 430 e 530 €/t (43-53 €/100kg), con forte variabilità in funzione dei tanti fattori che influenzano il prezzo:
- la varietà;
- il tipo di concia;
- l’entità delle royalties;
- la zona cerealicola: in genere i prezzi sono più bassi al Sud rispetto al Centro-Nord;
- la quantità acquistata.

La dose di seme certificato nella media degli areali italiani è di 200 kg/ha a un prezzo medio di 48 €/100kg, che genera un costo di 96 €/ha.

IL COSTO IN AZIENDA

Il costo della semente certificata va raffrontato con il costo che l’agricoltore deve sostenere per l’utilizzo di granella come seme.

Per analizzare il costo della semente aziendale, l’agricoltore deve tener conto del valore del grano duro e dei costi della conservazione della granella in magazzino (trattamento insetticida), della pulizia/selezione, del trattamento (non è assolutamente conveniente seminare grano duro non conciato) e dei costi della manipolazione della semente (manodopera e macchine).

Il costo del grano duro aziendale potrebbe essere valutato in base all’attuale prezzo di mercato, circa 200-210 €/t (20-21 €/100kg).

La selezione si aggira sui 4-6 €/100kg, a cui aggiungere i costi della conservazione/stoccaggio/disinfestazione compresa la relativa manodopera (circa 2-3 €/100kg), e la concia (circa 2-3 €/100kg). Sommando i suddetti valori, il costo della semente aziendale si aggira sui 30-31 €/100kg.

La dose di seme aziendale da impiegare è tuttavia superiore alla semente certificata per effetto della minore germinabilità e purezza (circa il 15% in più) e degli scarti nella fase di selezione. Pertanto, il quantitativo di granella da impiegare nella semina si aggira, nella media degli areali italiani, sui 260-300 kg/ha; con un costo medio della granella di 205 €/t, genera un costo totale di 85 €/ha.

I BENEFICI DEL CERTIFICATO
Oltre all’analisi dei costi e dei benefici diretti, vanno opportunamente considerati i benefici indiretti della semente certificata, ovvero dei vantaggi agronomici ed economici inerenti la quantità (resa) e la qualità del raccolto.

I benefici sono molteplici: certezza sulla varietà utilizzata, con tutti i vantaggi legati alla tracciabilità, sanità, germinabilità e purezza del seme, concia del seme, facilità d’uso, accesso alla ricerca.

Il seme certificato garantisce l’origine del materiale genetico e quindi l’identità varietale e le sue caratteristiche, quindi la possibilità di accesso all’innovazione varietale e alla ricerca. La certezza della varietà garantisce anche la tracciabilità della produzione nella filiera, aspetto oggi ormai inderogabile. E molti contratti di produzione sono stipulati sull’uso esclusivo di determinate varietà.

Inoltre, il seme certificato assicura la purezza (assenza di specie diverse e di semi di infestanti) e germinabilità elevata. In questo modo è possibile seminare i quantitativi giusti per ogni varietà e per ogni ambiente agro-climatico e ottenere l’investimento colturale ideale per il raggiungimento del miglior risultato quanti-qualitativo.

L’assenza di erbe infestanti permette alla coltura un investimento ottimale all’emergenza e una migliore gestione del diserbo finalizzato esclusivamente alle infestanti spontanee.

La semente certificata è anche conciata ed assicura pertanto un’adeguata difesa della cariosside da eventuali attacchi fungini sia all’emergenza sia nelle prime fasi di crescita della pianta. Solo una concia industriale, eseguita in modo altamente professionale, garantisce la maggiore efficacia del trattamento, grazie a una più uniforme distribuzione del prodotto sul seme, e tutela la salute degli operatori stessi, riducendo i pericoli di contaminazione durante le operazioni.

L’uso delle sementi certificate in generale consente l’accesso alle nuove varietà e quindi all’innovazione proveniente dalla ricerca, finalizzata sia a migliorare la produttività e la qualità, ma anche ad aumentare le tolleranze/resistenze della pianta nei riguardi delle avversità (sia parassitarie sia ambientali).

VALUTAZIONE ECONOMICA

seme certificato e aziendale a confrontoAttraverso un’analisi dei costi diretti, emerge che il costo della semente aziendale è pari a circa 85 €/ha, mentre quello della semente certificata è di 96 €/ha. Ma vanno attentamente valutati i benefici indiretti, in termini di maggiori rese e migliore qualità della granella (v.tabella).

Nel settore del grano duro, in una situazione di mercato stagnante come quella degli ultimi due anni, gli agricoltori sono propensi a risparmiare. La redditività del grano duro è ai limiti dell’azzeramento per cui è necessario ridurre i costi il più possibile. Ma questo atteggiamento va analizzato in termini costi e benefici economici: risparmiare sulla semente o sulla concimazione potrebbe essere controproducente per la redditività.

L’agricoltore non deve trascurare i benefici della semente certificata, che recuperano largamente i 10-15 €/ha di maggiore costo. Si può decidere di non seminare, per mancanza di un’adeguata redditività; ma se l’agricoltore decide di realizzare la coltura, solo il massimo della resa e della qualità consente di ottenere i migliori risultati. L’utilizzo della semente certificata va valutato in questa ottica.

Il risparmio sui costi va confrontato con la produttività e la qualità del raccolto, perché lo scopo dell’agricoltore è la redditività e non la riduzione tout court dei costi.

NEI CONTRATTI

Nel caso in cui l’agricoltore sottoscriva contratti di coltivazione o contratti di filiera, l’utilizzo di semente certificata di una determinata varietà è un requisito fondamentale.

Infatti, il seme certificato è il punto di partenza di una filiera di qualità e strumento indispensabile per la rintracciabilità delle produzioni.

Nell’attuale situazione di mercato del grano duro, il contratto con l’industria permette di fissare, prima della semina, la varietà, i parametri qualitativi, i tempi e le modalità di collocamento del prodotto (stoccatore, molitore).

La scelta della varietà, condivisa con l’industria, permette di adeguare l’offerta alla domanda e ottenere la qualità richiesta dall’utilizzatore; di conseguenza, consente di remunerare qualità e tracciabilità.

RUOLO DEI SEMENTIERI

L’impiego di seme certificato consente ai costitutori e alle imprese sementiere di continuare il proprio lavoro di selezione e di miglioramento varietale, per fornire agli imprenditori agricoli novità vegetali sempre più produttive e interessanti per il mercato.

Quello del grano duro è uno dei pochi comparti sementieri italiani che annovera imprese competitive sia nel campo della ricerca che della moltiplicazione, accompagnata anche da una buona capacità di esportazione. Occorre che le imprese sementiere facciano un salto di qualità nell’approccio al mercato. Ora che è finita la stagione dell’obbligo del seme certificato, esse devono guardare maggiormente all’imprenditore agricolo come un partner a cui fornire le varietà migliori – in funzione dell’areale di produzione – a costi competitivi con il seme aziendale. D’altra parte, lo stesso imprenditore deve imparare a scegliere le varietà più idonee.

Indubbiamente il settore sementiero del grano duro deve puntare a un più alto grado di innovazione di prodotto (quale frutto della ricerca varietale  e a potenziare le strategie di mercato (distribuzione commerciale, riduzione del costo della semente, internazionalizzazione) per mantenere vitali le imprese nel lungo periodo. A tal fine è necessario un supporto efficace delle Istituzioni pubbliche di ricerca.

La creazione di una collaborazione tra imprese agricole, imprese sementiere e istituzioni è un fattore fondamentale per la reciproca vitalità. Solo la competitività (in termini di innovazione, servizi e livello dei prezzi), consentirà alle imprese sementiere del grano duro di superare la sfida delle prossime semine. Contestualmente, sempre la competitività (rese, riduzione dei costi e qualità) permetterà alle imprese agricole di trovare soddisfazioni nella coltivazione del grano duro.

La semente certificata è un fattore importante per questo scopo come dimostrano i migliori agricoltori. Anche se dalla prossima campagna le sementi certificate non sono più obbligatorie, nella quasi totalità dei casi restano comunque convenienti.

SEMINE. Grano Duro certificato. E sai cosa semini - Ultima modifica: 2010-09-28T22:49:53+02:00 da Redazione Frutticoltura

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