Ortofrutta: una sfida chiamata volumi, valore, ampia gamma

Cso e la sfida del mercato globale: non solo stagionalità

Si è acceso in questi giorni un dibattito importante sulla necessità di ritornare al consumo di prodotti di stagione, rispettando di più i tempi e i ritmi della natura che, per l’ortofrutta diventa fattore produttivo determinante, più di ogni altra cosa.

Lo ricorda in una nota il Cso, promotore del progetto Ortofrutta d’Italia. L’ortofrutta non può essere trattata, nel circuito delle vendite, come scatolame: è deperibile, soggetta ai ritmi delle stagioni, ai casuali e frequenti capricci del meteo, strettamente legata al territorio di origine, come il buon vino.Il prodotto di stagione, parlando di frutta, ma anche di verdura, ci avvicina alla natura, crea un messaggio interiore di atavica rassicurazione. Le prime fragole, le prime ciliegie, l’uva; che bello legare il passare del tempo con un sapore che diventa  simbolico.

Ma la stagionalità è un concetto " relativo"  perché necessariamente è associato alla latitudine da cui si parte  e quindi non può essere considerato elemento di scelta prioritario per educare all’acquisto i consumatori di oggi.

Quello che conta oggi è creare valore per i produttori e i consumatori, individuando nell’offerta italiana elementi differenziali qualificanti in termini di valore intrinseco dei prodotti, organizzazione, logistica distributiva efficiente, capacità di essere presenti sempre sul mercato con i prodotti migliori e più competitivi.

Questa è la sfida del mercato globale che deve vedere l’Italia protagonista.

Abbiamo da questo punto di vista una grande chance come Made in Italy ortofrutticolo ed è la "biodiversità".

L’Italia, grazie alla particolare conformazione geografica, ha la possibilità di offrire una enorme gamma  di varietà di frutta e verdura che danno il meglio nelle diverse latitudini e ci consentono di coprire un ampio calendario di produzione. Parliamo di fragole, ad esempio che, grazie a tecniche  agronomiche avanzate ed ad una selezione varietale oculata, sono presenti, di stagione, per molti mesi all’anno, anche in produzione tardiva o molto precoce. Anche le pesche e le nettarine hanno un calendario di offerta nazionale che si è molto ampliato, grazie al rinnovo varietale e la stessa cosa si può dire per altra frutta estiva a nocciolo o per meloni e cocomeri italiani. Queste sono risposte del settore al futuro dell’ortofrutta che dovrà pensare in grande, mantenere la leadership e fronteggiare gli altri paesi che vorranno proporsi sul mercato globale.

L’Italia è primo produttore di ortofrutta d’Europa  con 36 milioni di t/anno di offerta che rappresentano ben 1/3 della intera plv dell’agroalimentare italiano. Numeri significativi che identificano un settore nel quale l’export ha raggiunto la quota record di 2 milioni 300 mila t escludendo gli agrumi, in costante crescita negli ultimi 5 anni. Il sistema produttivo organizzato italiano comprende, per l’ortofrutta, un insieme di imprese private e cooperative leader a livello europeo.

Importante anche il ruolo in termini occupazionali, con un fabbisogno di manodopera, secondo dati elaborati dal Dipartimento di Economia e Ingegneria agrarie dell’Università di Bologna, di oltre 600 mila unità lavoro nelle varie fasi produttive, dal campo ai magazzini di condizionamento, e questo dato non considera il lavoro nel settore dei servizi e l’indotto.

Un importante buyer di una catena distributiva tedesca con migliaia di punti vendita in Europa  ci ha confermato che la priorità per essere presi in considerazione da una catena globale è la capacità di assicurare una fornitura costante ed omogenea per 12 mesi/anno di una gamma di prodotti. Per garantirsi ciò, le grandi catene internazionali scandagliano l’offerta mondiale, quotidianamente e si riforniscono dove trovano maggiore affidabilità, competitività economica e qualità. La fornitura quindi non è più solo una questione di prezzo: «meglio pagare qualche cosa in più - sono le sue parole- pur di avere una garanzia di standard rispettati da tutti i punti di vista».

Per l’ortofrutta italiana la sfida si gioca quindi sulla capacità di aggregare grandi volumi di offerta di qualità con un calendario commerciale il più ampio possibile e la nostra arma vincente sarà la  capacità di offrire i prodotti migliori organizzati per area di provenienza e per calendario di maturazione che garantiscano una presenza costante sui punti vendita e soddisfino il palato dei consumatori globali.

B.T.

Ortofrutta: una sfida chiamata volumi, valore, ampia gamma - Ultima modifica: 2013-03-14T11:52:36+01:00 da Redazione Frutticoltura

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